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Global Columns

C'erano una volta le banconote

Andrea G

Repubblica / Moisés Naím e tradotto da Fabio Galimberti

Che cosa succederà al denaro? Fino a poco tempo fa l’idea di fare a meno di banconote e monete sembrava fantascienza. Ma oggi è una realtà. In molti Paesi, il denaro, così come lo conosciamo, sta diventando obsoleto: i portafogli vengono sostituiti dai nostri onnipresenti smartphone, mentre le banconote e le monete metalliche vengono rimpiazzate da sequenze digitali di uno e di zero.

In Svezia, per esempio, il 93 per cento delle transazioni avviene attraverso trasferimenti diretti effettuati con un’applicazione per dispositivi mobili chiamata Swish, che permette di trasferire all’istante da un individuo all’altro, a costi molto bassi, somme di denaro anche piccole. Ma i prosperi e tecnologici svedesi non sono gli unici che fanno sempre più spesso a meno del denaro vecchio stile. Anche la Cina, il Kenya, la Tanzania, il Bangladesh e l’India hanno compiuto enormi progressi nell’uso dei pagamenti elettronici attraverso dispositivi mobili. L’uso del contante sta diventando sempre più un anacronismo: affidarsi a pezzi di carta colorata come mezzo di pagamento non fa molto XXI secolo.

Per le istituzioni pubbliche, i vantaggi dell’uso diffuso di tecnologie come Swish sono evidenti: ogni transazione è registrata e può essere monitorata, anche dalle autorità. Per tutti quelli che riciclano denaro, evadono le tasse, trafficano in droghe o finanziano terroristi, la scia digitale lasciata dalle transazioni monetarie digitali è un problema. Al contrario, per gli hacker che sanno come entrare in un account e trasferire fondi a un altro proprietario, queste nuove tecnologie aprono enormi opportunità.

L’ascesa delle criptovalute, per esempio, solleva problemi senza precedenti. Queste valute virtuali (o beni digitali) sono algoritmi crittografati complessi che possono essere utilizzati come metodo di pagamento verificabile e garantito. La più comune è l’onnipresente Bitcoin, ma ce ne sono altre (2.000, per la precisione, e il loro numero è in aumento).

La caratteristica più rivoluzionaria di queste valute è che, salvo alcune eccezioni fraudolente, le istituzioni pubbliche e le Banche centrali non hanno nulla a che fare con loro. Un’altra caratteristica importante è che le transazioni in criptovaluta possono essere eseguite in modo anonimo. Le tecnologie digitali e Internet, infatti, rendono più facile operare in modo anonimo in molti settori (affari, storie sentimentali, criminalità, terrorismo e via dicendo). Così, nello stesso momento in cui alcune nuove tecnologie impediscono l’anonimato, altre sono deliberatamente progettate per garantirlo.

Un esempio è il ZCash, una criptovaluta che promette di fare tutto ciò che fa il denaro contante, solo in maniera virtuale...e anonima. Utilizzando meccanismi di crittografia estremamente complessi, il ZCash offre una privacy assoluta nel corso di tutta la catena di transazioni in cui sono coinvolte le sue “monete”. Quando riceviamo una banconota da 100 dollari non abbiamo modo di sapere chi l’ha posseduta prima della persona che ce l’ha consegnata, o chi la possiederà dopo la persona a cui la consegneremo. Il ZCash promette di fare la stessa cosa: assicurare l’anonimato lungo tutta la catena di utenti.

Naturalmente, i governi non amano il ZCash e il sentimento è reciproco. Come molte criptovalute, il ZCash è stato sviluppato da una comunità di programmatori ultralibertari, ostili al controllo governativo. I governi hanno ragione a essere allarmati, per il semplice fatto che il potenziale destabilizzante di piattaforme come il ZCash è illimitato. Per un trafficante di droga, far passare 10 milioni di dollari in banconote attraverso la dogana di un aeroporto è rischioso sia dal punto di vista logistico che da quello legale. Con il ZCash, però, chiunque può trasferire immediatamente qualsiasi somma, in qualsiasi momento e verso qualsiasi destinazione, senza quelle pesanti ventiquattrore piene di moneta cartacea. E senza rischiare di svelare l’identità dei partecipanti.

I governi stanno imparando in fretta a fronteggiare le sfide inedite che arrivano da nuove tecnologie come il ZCash. Il grande vantaggio che hanno ancora le autorità è che controllano lo “svincolo di uscita” dalla “cripto-autostrada”. Dal momento che il numero di aziende che accettano pagamenti in criptovalute è ancora relativamente esiguo, spesso è necessario scambiare queste ultime con una delle valute tradizionali, che continuano a essere emesse dalle istituzioni pubbliche. In questo modo, le autorità hanno la possibilità di controllare lo “svincolo di uscita” e questo, ovviamente, rappresenta una leva fondamentale.

Ma non c’è motivo di ritenere che questo vantaggio sarà eterno. Oggi ci sono già oltre centomila aziende virtuali che accettano criptovalute come forma di pagamento e il loro numero continuerà a crescere rapidamente. È perfettamente concepibile immaginare che fra qualche anno si potrà acquistare una macchina, un viaggio o una casa con il ZCash.

Non possiamo ancora dire se il futuro appartiene a tecnologie trasparenti come la Swish o a tecnologie opache come il ZCash. Molto probabilmente coesisteranno, a seconda del Paese e del settore economico. Quello che è indubbio, comunque sia, è che, man mano che ci addentriamo nel XXI secolo, diventerà più facile trovare le banconote e le monete nei musei che nelle nostre tasche.