Le altre emergenze: Hong Kong, locuste e petrolio
Andrea G
La Reppublica / Moisés Naím con traduzione da Fabio Galimberti
La pandemia di Covid 19 è ovviamente la minaccia più grave con cui deve misurarsi il mondo: qualsiasi altra cosa rischia di apparire irrilevante al confronto. Eppure, stanno succedendo cose importanti, che presto potrebbero avere effetti rilevanti su tutti noi.
Troppe locuste. Le locuste sono una delle piaghe bibliche peggiori. In tutto il XX secolo ci sono state solo cinque invasioni di questi insetti tanto gravi da devastare i raccolti e provocare carestie. Ma alla fine dello scorso anno da uno dei posti più isolati del mondo, il deserto di Rub al-Khali, in Arabia Saudita, è partita l'invasione più grave degli ultimi venticinque anni. Gli insetti di questo sciame sono più giovani del solito, volano più velocemente e sono capaci di percorrere fino a 200 chilometri in un giorno. La popolazione si moltiplica per venti ogni tre mesi.
In Kenya, uno sciame di locuste grande tre volte New York (192 miliardi di insetti, secondo le stime) ha devastato completamente i raccolti. E uno sciame di dimensioni normali impiega solo un giorno per divorare colture sufficienti a sfamare 35 mila persone.
Questa crisi di locuste è anche più internazionale. Ha lasciato la Penisola arabica per puntare sull'Africa e ora sta devastando i raccolti in India e in Pakistan. La causa sono i cicloni, che generano le condizioni umide ideali per la riproduzione delle locuste. Prima i cicloni erano un evento molto raro, al massimo uno l'anno, nelle aree da cui provengono gli sciami. Ma nel 2018 ci sono stati due cicloni e nel 2019 otto: secondo gli esperti, è un'altra manifestazione dei cambiamenti climatici.
Troppo petrolio. Di questi tempi non sono solo le locuste a essere in sovrannumero nel mondo, ma anche il petrolio. Con molte economie bloccate, metà dei lavoratori del settore formale del Pianeta a casa e i trasporti pesantemente limitati, i consumi di petrolio sono calati in modo eclatante. Amy Jaffe, un'esperta di politiche energetiche, stima che alla fine del 2020 avremo un'eccedenza di oro nero di oltre 1 miliardo di barili. Questo greggio dev'essere stoccato da qualche parte e la capacità delle cisterne e delle petroliere esistenti a livello mondiale sta raggiungendo il limite. Il risultato è che le quotazioni del petrolio hanno toccato il livello più basso da 18 anni a questa parte. Questa saturazione di petrolio avrà conseguenze di enorme portata per il futuro dell'energia. Per esempio, renderà molto meno attraente investire nel settore.
L'Agenzia internazionale dell'energia ha appena comunicato la più grande riduzione degli investimenti nella storia dell'industria. Gli investimenti di capitale sono calati non solo per quanto riguarda il carbone, il petrolio e il gas, ma anche nel caso delle energie rinnovabili come eolico e solare. La mancanza di investimenti alla fine produrrà un calo dell'offerta di energia, con conseguente aumento dei prezzi. Ma fino a quel momento, i prezzi bassi manderanno in bancarotta le compagnie energetiche che hanno costi di produzione elevati o si trovano in una situazione finanziaria precaria. Inoltre, Paesi come l'Arabia Saudita, la Russia, l'Iran, la Nigeria e il Venezuela, le cui economie dipendono quasi esclusivamente dalle esportazioni di petrolio e gas, subiranno una crisi economica debilitante, che potrebbe innescare turbolenze politiche interne o provocare conflitti internazionali.
Hong Kong è morta. Non per colpa del virus, ma per colpa della leadership cinese. Il Congresso nazionale del popolo, l'assemblea legislativa cinese, ha approvato una legge di sicurezza nazionale che proibisce atti di "tradimento, secessione, sedizione e sovversione" a Hong Kong. Ora Pechino potrà intervenire a suo piacimento, reprimendo ogni attività che ritenga possa costituire una minaccia e ignorando le autorità elette. Inevitabilmente, il ruolo decisivo che l'ex colonia inglese ha giocato fino a oggi come puntello dell'economia cinese si ridimensionerà drasticamente.
Perché Pechino si sente così minacciata da questo piccolo territorio? La Cina ha una superficie di 9,3 milioni di chilometri quadrati e una popolazione di 1,4 miliardi di persone. Hong Kong ha una superficie di 1.100 chilometri quadrati e 7,5 milioni di abitanti. Come può una città così piccola costituire una minaccia per un Paese di tali proporzioni? Perché la Cina ha sempre più fame di egemonia mondiale. Per molto tempo le autorità di Pechino hanno ripetuto che il resto del mondo non aveva nulla da temere dal boom economico della Cina o dalla sua crescente influenza internazionale. La priorità nazionale, dicevano, era tirare fuori dalla povertà il maggior numero di cittadini nel minor tempo possibile. Non era nei piani di Pechino diventare la potenza dominante sulla scena mondiale. Ultimamente, tuttavia, stanno emergendo segnali che il successo economico della Cina ha solleticato gli appetiti geopolitici dei suoi leader. La stretta su Hong Kong è solo uno di quei segnali. Altri ne arriveranno.
(Traduzione di Fabio Galimberti)