Le nove persone che hanno trasformato il mondo dell’ energia
Andrea G
World Energy & Oil / Moisés Naím
Chi ha avuto il ruolo più importante del 2012 nel mondo dell’energia? Uno scienziato o un politico? I mullah dell’Iran o i CEO delle maggiori società petrolifere? Il settore energetico è così diversificato e complesso che è impossibile ricondurre le sue rapide trasformazioni all’azione di singoli individui. Nessuno è tanto potente. Tuttavia elenco di seguito nove persone che, l’anno scorso, hanno fatto la differenza. Si tratta, naturalmente, di una lista del tutto personale e arbitraria. Il mio obiettivo è stato selezionare quegli individui le cui azioni rappresentano in maniera evidente alcune delle tendenze (negative o positive) che stanno trasformando il settore.
George Mitchell
L’ingegnere texano che ha messo a punto le tecniche che hanno reso possibile il boom dell’estrazione di gas di scisto.
Trent’anni fa Mitchell ha messo a punto le tecniche che, fra le altre conseguenze, faranno degli Stati Uniti il maggior produttore di gas naturale entro il 2015. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia entro il 2020 il Paese potrebbe persino diventare un esportatore netto di energia. La rivoluzione del gas di scisto non è circoscritta agli Stati Uniti. Consistenti depositi di gas di scisto sono stati individuati in Messico, Canada ed Argentina. Il boom statunitense ha dato inizio ad una ricerca diffusa di gas di scisto in Europa e in Cina. Il crollo dei prezzi del gas sta determinando importanti conseguenze per altri prezzi dell’energia e sta mutando l’indirizzo degli investimenti, nonché il ritmo e la direzione dello sviluppo di altre fonti di energia.
Wang Yilin
Presidente di China National Offshore Oil Company, CNOOC.
Il geologo Wang incarna il ruolo sempre più importante giocato dalle società cinesi nei settori del petrolio, del gas e dell’energia in generale. Sebbene la struttura di potere del settore energetico cinese sia complessa e difficile da valutare in maniera obiettiva, non c’è dubbio che Wang Yilin, il Presidente di China National Offshore Oil Company, occupi un ruolo di primo piano. Quando ricopriva la carica di Vicedirettore generale di CNPC, Wang difese la partecipazione della Cina in qualità di investitore e partner tecnologico nel grande giacimento iraniano di gas di Pars. Oggi è Presidente di CNOOC, la società che si occupa di attività di upstream all’estero e quella che, in base agli asset detenuti, rappresenta la tredicesima società petrolifera più grande del mondo. Numerosi e informati osservatori lo indicano anche come una delle menti principali dietro l’approccio geostrategico della Cina alla propria politica energetica. Nel dicembre 2012 CNOOC ha effettuato la più importante acquisizione mai conclusa da una società energetica cinese all’estero, un’acquisizione del valore di 15 miliardi di dollari USA, finalizzata a rilevare la società energetica canadese Nexen.
Nel corso degli ultimi dieci anni grazie a questa politica di “espansione all’estero”, la Cina ha ottenuto, mediante numerose joint venture e acquisizioni, riserve offshore di greggio equity che permettono al Paese di soddisfare un terzo del suo consumo totale di petrolio. Solo vent’anni fa le società petrolifere cinesi non facevano parte di questo quadro globale. Oggi invece sono diventate un fattore decisivo e Wang Yilin è stato il più importante protagonista di tale sviluppo.
Leon Panetta e Hans-Josef Fell
Il Segretario della difesa USA e un membro del partito dei Verdi presso il Parlamento tedesco.
Queste due persone rappresentano iniziative volte a promuovere su larga scala l’utilizzo di energie rinnovabili. Nel ruolo di Segretario della Difesa Panetta ha proseguito ed ampliato gli sforzi del Pentagono mirati ad un maggiore utilizzo di energia pulita, mentre Fell è stato il principale promotore della legislazione che sta rapidamente aumentando la dipendenza della Germania da fonti di energia rinnovabile.
Nell’aprile del 2012 il Dipartimento della Difesa (DOD) ha annunciato un progetto per la realizzazione entro il 2025 di tre gigawatt (GW) di capacità di energia rinnovabile presso strutture dell’Esercito, della Marina e dell’Aviazione (un gigawatt è sufficiente per fornire elettricità a circa 800.000 abitazioni, una quantità equivalente alla capacità del reattore nucleare di Three Mile Island). Tale annuncio è stato un ulteriore esempio dell’impegno concreto da parte del Dipartimento della Difesa statunitense, un grande consumatore di energia in tutte le sue forme, per aumentare la propria dipendenza da fonti di energia rinnovabile. Nel suo discorso sullo “Stato dell’Unione” del gennaio 2012, il presidente Obama ha annunciato che entro il 2020 la Marina militare USA avrà a disposizione un gigawatt di energia rinnovabile in ognuna delle sue installazioni militari. L’esercito USA sta inoltre progettando l’installazione di 160.000 sistemi ad energia solare in 33 stati americani.
Se l’energia pulita è stata attivamente promossa negli USA, essa è diventata una vera e propria rivoluzione in Germania, soprattutto dopo l’approvazione, risalente al 2000, della Legge sulle energie rinnovabili promossa dal membro del partito dei Verdi Hans-Josef Fell. La legge ha stabilito la concessione di importanti incentivi finanziari a favore di coloro che avrebbero investito nell’energia rinnovabile. Oggi l’energia solare e l’energia eolica hanno registrato una crescita esponenziale. La produzione di elettricità derivante dall’eolico è aumentata del 25 percento, mentre le emissioni di anidride carbonica sono scese di un quarto rispetto ai livelli del 1990. Il governo tedesco ha dato il via ad un programma da 270 miliardi di dollari USA per l’installazione di turbine eoliche in un’area sei volte più grande di New York City.
Igor Sechin
Zar del petrolio russo e Presidente di Rosneft.
In qualità di Presidente di Rosneft, Igor Sechin è stato il protagonista principale di due importanti eventi che si sono verificati nel settore petrolifero russo nel 2012. Il primo è stato l’acquisizione da 56 miliardi di dollari USA, finanziata da azioni e capitale, che ha portato British Petroleum ad ottenere il 20 percento di Rosneft, mentre Rosneft ha acquisito il consorzio russo AAR che deteneva il 50 percento di TNK-BP. La nuova entità produrrà quattro milioni di barili di petrolio al giorno, circa la metà della produzione di petrolio della Russia. Quest’acquisizione consente al governo un peso ancora maggiore nell’industria petrolifera, mentre BP è ora in possesso della maggiore quota detenuta da una società estera di un’azienda statale russa.
Il vicepremier Igor Shuvalov ha annunciato l’intenzione del governo di privatizzare Rosneft entro i prossimi due anni, “in base alle condizioni del mercato”. Il secondo evento che ha coinvolto Sechin nel 2012 è stato l’esplorazione congiunta del Mare Artico da parte di Rosneft e di società petrolifere estere. Sono già stati siglati tre accordi da parte di Rosneft: con ExxonMobil, Eni e Statoil. In particolare, l’accordo con ExxonMobil prevede un investimento iniziale di 3,2 miliardi di dollari USA per l’esplorazione del Mare di Kara, con la possibilità in futuro di aumentare l’investimento in maniera significativa e con la possibilità di una partecipazione di Rosneft in alcune proprietà a livello globale di ExxonMobil. Eni ha acquisito una quota pari al 33 percento nello sviluppo di due blocchi nel Mare di Barents e il giacimento Val Shatsky nel Mar Nero, mentre Statoil ha ottenuto delle licenze per l’esplorazione nel Mare di Barents e nel Mare di Okhotsk. Questi eventi ribadiscono il ruolo di Sechin di zar del petrolio russo e nello stesso tempo mostrano chiaramente le tendenze che hanno contribuito a far diventare la Russia uno dei maggiori fornitori di energia a livello mondiale.
Dilma Roussef, Cristina Fernandez e Hugo Chavez
I Presidenti del Brasile, dell’Argentina e del Venezuela
Questi tre leader sono al vertice di nazioni che adottano politiche controproducenti per i propri settori del petrolio e del gas. La natura e l’estensione di tali ferite autoinflitte variano a seconda dei tre Paesi, anche se il Venezuela è probabilmente l’esempio più estremo in questo senso. Ma in tutte e tre queste nazioni un mutamento della linea politica potrebbe portare enormi benefici.
In Argentina, il presidente Fernandez ha riscattato le quote di YPF, la maggiore società petrolifera del Paese, quote che erano detenute dalla spagnola Repsol. Inoltre le altre politiche del suo governo e un ambiente macroeconomico insostenibile scoraggiano o fanno rimandare quelle iniziative di cui l’Argentina avrebbe bisogno per ottenere un potenziale energetico significativo.
In Brasile il presidente Roussef ha imposto normative che obbligano Petrobras ad acquistare almeno il 70 percento delle proprie attrezzature per il petrolio e il gas sul mercato nazionale. Queste normative non solo alimentano il protezionismo, ma possono persino contribuire a rallentare lo sviluppo delle enormi risorse offshore di petrolio pre-salt del Brasile. Inoltre nel 2012 non si è tenuta in Brasile alcuna asta per aree onshore. Le aste per aree offshore, pre-salt, dovranno probabilmente attendere ancora di più, dal momento che il Paese resta indeciso circa le questioni legali e fiscali legate ai giacimenti petroliferi scoperti nel pre-salt.
In Venezuela, l’esplosione della raffineria di Amuay, una delle più grandi raffinerie del mondo, ha drammaticamente richiamato l’attenzione sulla sempre minore capacità da parte del Paese di gestire quella che un tempo era una delle società petrolifere più rispettate del mondo, la PDVSA, e di sfruttare in maniera adeguata le enormi riserve di idrocarburi che ha a disposizione la nazione.
I problemi che questi tre Paesi affronteranno nei prossimi anni nel settore del gas e del petrolio saranno in gran parte, se non del tutto, autoinflitti, ed è questa una tendenza che non riguarda solo il Sudamerica.
Enrique Peña Nieto
Il nuovo Presidente del Messico
Pochi giorni dopo la cerimonia di inaugurazione, il nuovo Presidente ha annunciato un patto tra i principali partiti politici finalizzato a supportare un ambizioso programma di riforma che, se realizzato, potrà cambiare in maniera significativa il Messico in generale e il suo settore energetico in particolare. Sin da quando Lazaro Cardenas nazionalizzò questo settore, il controllo statale assoluto del petrolio diventò un dogma messicano. Il costo si è rivelato sempre più elevato, dal momento che la produzione messicana di petrolio è scesa da circa 3,5 milioni di barili al giorno nel 2004 a circa 2,5 milioni di barili nel 2012. Le esportazioni negli Stati Uniti nel 2012 sono risultate pari soltanto ai due terzi di quelle registrate sei anni prima. Continuando di questo passo il Messico diventerà un importatore netto di petrolio entro il 2020. Il presidente Peña Nieto ha promesso di introdurre dei cambiamenti alla legislazione messicana che permetteranno a società private di entrare a far parte delle attività petrolifere upstream del Messico. Dovrà tuttavia far fronte ad una notevole opposizione politica, anche all’interno del suo stesso partito, e all’opposizione dei sindacati che hanno tradizionalmente avuto un grande controllo su Pemex. È troppo presto per prevedere il risultato dei suoi sforzi ma è chiaro che l’apertura del settore petrolifero messicano alla partecipazione di aziende private internazionali potrebbe determinare un cambiamento epocale negli equilibri energetici dell’emisfero occidentale, riportando il Messico al centro dell’arena energetica internazionale. Nel corso del 2012 sembrano essere emerse due chiare tendenze a livello globale nel settore dell’energia. Una è la crescente importanza attribuita allo sviluppo di fonti di energia rinnovabili, una tendenza questa che appare essenzialmente irreversibile.
L’altra è il relativo indebolimento del nazionalismo sul fronte delle risorse.
Con l’eccezione di Iran e Venezuela, i più importanti Paesi produttori di petrolio mostrano un atteggiamento sempre più pragmatico in relazione alla pacifica coesistenza e cooperazione con le società petrolifere internazionali.