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“Il tempo dei tiranni”: il potere non è cambiato ma il modo in cui viene conquistato ed esercitato si è trasformato. Questo libro racconta gli autocrati delle tre “P”( populismo, polarizzazione, post-verità), raccoglie personaggi terribili e ipnotici, storie travolgenti di presa e di perdita del potere, trucchi e tattiche usate da certi leader per contrastare le forze che li minacciano.
Sonny Anzellotti, Leonardo Meuti, eSantiago Martinez / La Reppublica
La democrazia è sotto attacco? Qual è il legame tra i tiranni e il populismo? Come si difende la libera sovranità? E chi sono i nuovi autocrati? Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, ne parla con Moisés Naím, autore, per Feltrinelli, di 'Il tempo dei tiranni. Populisti, falsi, feroci: storia di Putin, Erdogan e di tutti gli altri'. Questo libro racconta gli autocrati delle tre "P": populismo, polarizzazione e post-verità. "I tiranni di oggi – spiega Naím - li combinano in un modo nuovo, minacciano la vita democratica con strategie finora impensabili e lo fanno, in gran parte, in modo occulto. Il potere non è cambiato, ma gli strumenti con cui viene conquistato ed esercitato sì." 'Il tempo dei tiranni' racconta personaggi terribili e affascinanti, raccoglie storie travolgenti di presa e di perdita del potere, esempi vividi delle tattiche e dei trucchi usati da certi leader per contrastare le forze che minacciano la loro autorità.
Il Parlamento europeo ha definito l'Ungheria di Viktor Orbán "un'autocrazia elettorale". Una classificazione nella quale rientrano molti altri Paesi, sparpagliati nei vari continenti: il Venezuela di Hugo Chávez, le Filippine di Rodrigo Duterte, l'India di Narendra Modi, il Brasile di Jair Bolsonaro, il Salvador di Nayib Bukele, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, l'Egitto di Abdel Fattah al-Sisi, e, secondo qualcuno, anche gli Stati Uniti di Donald Trump. "Leader non convenzionali, che hanno osservato il decadimento del potere tradizionale e hanno capito che un approccio radicalmente nuovo può aprire occasioni finora non sfruttate", scrive Moisés Naím nel suo ultimo libro. E ci sono riusciti usando al meglio la strategia delle 3P: populismo, polarizzazione e post-verità.
Secondo il politologo venezuelano ci saranno tre Reti: una cinese, una statunitense e una europea. Washington vuole evitare monopoli economici, Pechino desidera conservare il suo controllo politico, mentre Bruxelles ha molte regole ma neanche una multinazionale campione del mercato tech.
Direttore della rivista Foreign Policy dal 1996 al 2010, dopo essere stato ministro in Venezuela e in seguito regista e presentatore di un programma tv che si chiama Efecto Naím visto in tutta l’America Latina, Premio Ortega y Gasset, considerato tra i 100 pensatori più influenti al mondo, Moisés Naím è un personaggio a cavallo tra mondo anglofono e mondo ispanofono, ma come radici familiari è un ebreo libico italianizzato, e parla un eccellente italiano. Nel 2013 un suo best-seller era stato intitolato alla “Fine del potere”. “Dai consigli di amministrazione ai campi di battaglia, dalle chiese agli stati, perché il potere non è più quello di un tempo”, spiegava il sottotitolo. La sua tesi era che la crescente complessità del mondo rende sempre più difficile alla politica decidere. Ma proprio da questa frustrazione nasceva il populismo di nuovi leader che promettevano invece alla gente di tornare a fare.
E se alla fine di quest'emergenza da pandemia ci scoprissimo tutti meno liberi e tutti più sorvegliati? La preoccupazione in effetti circola e ha un fondo realistico. C'è chi addirittura paventa, nelle more dello stato d'emergenza ovunque dichiarato dai governi, il pericolo d'un colpo di Stato legale su scala planetaria: la salvezza della vita (bene essenziale e inalienabile) in cambio di un'obbedienza incondizionata a regole collettive che rischiano di farsi, anche quando sarà passata la grande paura, sempre più stringenti e repressive. E che i governi si riterranno legittimati a imporre anche fuori dalle normali procedure costituzionali ogni qual volta dovesse profilarsi una qualunque crisi. Essendosi ormai capito che di questi allarmi sanitari ne avremo sicuramente ancora.