L'inaspettata unità delle democrazie
La Reppublica / Moisés Naím con traduzione da Fabio Galimberti
Per mesi Vladimir Putin ha detto che non aveva la minima intenzione di invadere l'Ucraina, ma è esattamente quello che ha fatto il 24 febbraio. Da quel momento, le sorprese sono state all'ordine del giorno. Lo stesso Putin è rimasto sorpreso, perché è evidente che le cose non sono andate come si aspettava. Il dittatore ha sopravvalutato l'efficacia delle sue forze armate e sottovalutato quelle ucraine, che hanno opposto una resistenza inaspettata. Un devastante attacco informatico, per esempio, non è ancora avvenuto e l'armata putiniana mostra inattesi segnali di disordine e improvvisazione. Siamo stati sorpresi anche da Volodymyr Zelensky, il presidente che è diventato un esempio mondiale di coraggio e leadership. Anche il popolo ucraino, da parte sua, ha dimostrato con i fatti che cosa significa difendere la patria dalle zampate di un sanguinario dittatore.
Purtroppo, tutto questo non consente di dare per scontato che gli ucraini riusciranno a respingere l'attacco russo. La sproporzione tra la forza militare della Russia e quella dell'Ucraina è enorme. Bisogna sperare, tuttavia, in una prolungata insurrezione della nazione ucraina contro i suoi invasori, che potrà contare sulla simpatia del mondo e il sostegno militare degli Stati Uniti, dell'Europa e di altre potenze.
Putin non solo si è sbagliato sugli ucraini, ha anche sottovalutato le democrazie mondiali. È la sorpresa più grande che ci ha portato finora questo conflitto. L'Unione Europea ha risposto in modo unito e coordinato, con i suoi politici e alti funzionari che hanno reagito rapidamente e prendendo decisioni che fino a poco tempo fa erano inimmaginabili. Gli Stati Uniti si sono alleati con l'Europa e altri Paesi per imporre costi proibitivi alle aggressioni di Putin. Le democrazie del mondo hanno reagito con inusitata rapidità e in alcuni casi hanno smantellato quelli che erano pilastri fondamentali della loro politica estera. La Germania, per esempio, ha deciso di aumentare le sue spese militari e di inviare materiale bellico alle forze armate ucraine. La Svizzera ha abbandonato quello che era stato un elemento dirimente della sua politica estera e perfino della sua identità nazionale: la neutralità di fronte ai conflitti internazionali. Le severe sanzioni adottate dall'alleanza internazionale hanno scollegato la Russia dall'economia mondiale. In questo modo Putin ha condannato la sua popolazione alla povertà e all'isolamento. La cosa triste è che vedremo anche un aumento del terrore e della repressione contro quei russi che osano chiedere un futuro migliore. Con il peggiorare della situazione economica, il Cremlino si sentirà più minacciato dai russi che protestano nelle strade e nelle piazze del Paese che dai democratici di altri Paesi.
Mentre l'isolamento della Russia si è fatto più profondo, le democrazie hanno mostrato un'inedita capacità di integrarsi e agire di concerto in difesa dei valori che le uniscono. Progettare e imporre le sanzioni più severe che si siano mai viste e coordinare la loro adozione fra tanti Paesi molto diversi fra loro è stato difficilissimo, ma è stato fatto. È uno degli effetti collaterali più graditi dell'invasione di Putin: scoprire che le democrazie, lavorando insieme, possono affrontare efficacemente grandi problemi. Questa esperienza può servire come guida per affrontare altre minacce pericolose che incombono su di noi.
Per coincidenza, quattro giorni dopo l'invasione dell'Ucraina, un gruppo di importanti scienziati ha pubblicato un rapporto che lancia l'allarme sugli inediti danni umani e materiali che stanno provocando i cambiamenti climatici e l'allarmante velocità con cui questi danni stanno aumentando. Il rapporto dell'Ipcc, il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, si basa sulle indagini di migliaia di scienziati di ogni parte del mondo.
La conclusione principale è che le catastrofi prodotte dai cambiamenti climatici stanno battendo ogni record in termini di frequenza e costi umani e materiali. Secondo il rapporto, corriamo il rischio che le condizioni diventino talmente estreme che vaste superfici del pianeta diventerebbero inabitabili, così come alcune delle zone urbane più popolate.
La crisi climatica che soffre il pianeta è tanto minacciosa quanto quella rappresentata da Vladimir Putin, se non di più. L'invasione è un crimine inaccettabile che non può essere ignorato e bisogna sostenere tutti quelli che fronteggiano il tiranno russo. Ma il mondo deve sviluppare la capacità di rispondere a più di una crisi alla volta. L'Ucraina non deve essere abbandonata, ma la lotta contro i cambiamenti climatici neppure. È una lotta difficilissima, ma ora sappiamo che il mondo, se agisce in modo concertato, è capace di realizzare cose difficili.
I leader delle democrazie mondiali hanno dimostrato che di fronte a una minaccia esistenziale le politiche possono cambiare, in modo drastico e rapido. È ora che usino con coraggio il superpotere che la crisi ucraina li ha aiutati a scoprire per prendere di petto l'altra grande crisi che si trova di fronte l'umanità.
Twitter @moisesnaim
(Traduzione di Fabio Galimberti)