Moisés Naím

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Più pericolosa del petrolio?

Moisés Naím / World Energy & Oil

Il petrolio è stato causa di numerosi contrasti bellici esplosi nel ventesimo secolo. In questo secolo l’acqua sostituirà il petrolio come causa principale di conflitti? Sì. Secondo i maggiori specialisti in materia di conflitti e di sicurezza, l’acqua sarà la prossima e più importante causa di guerre internazionali. Sono molti i fattori che aumentano la pressione sulle risorse idriche e che limitano l’accesso a fonti pulite e sicure di acqua. E sebbene esistano soluzioni tecnologiche e la sensibilità riguardo a questo problema stia aumentando, la mancanza di interventi politici necessari, nonché di cooperazione internazionale, sta contribuendo a deteriorare le risorse d’acqua di tutto il pianeta. L’esistenza di questa minaccia per la sicurezza è stata riconosciuta da importanti leader a livello mondiale. Scrive il direttore dell’Intelligence Nazionale statunitense:

“Nel corso dei prossimi 10 anni molti paesi importanti per gli Stati Uniti dovranno affrontare problemi idrici (come carenze, cattiva qualità dell’acqua o alluvioni) che potrebbero generare instabilità, crisi di stato e maggiori tensioni a livello regionale, e dunque distrarli dalla collaborazione con gli Stati Uniti in merito ad importanti obiettivi politici statunitensi. Da qui al 2040 la disponibilità di acqua dolce non potrà soddisfare la domanda in mancanza di una più efficace gestione delle risorse idriche. I problemi idrici ostacoleranno la capacità di paesi importanti di produrre cibo ed energia, mettendo a rischio i mercati alimentari di tutto il mondo e rallentando la crescita economica. In conseguenza delle pressioni allo sviluppo economico e demografico, il Nord Africa, il Medio Oriente e l’Asia Meridionale si troveranno ad affrontare sfide difficili in merito ai problemi idrici. La mancanza di risorse idriche adeguate rappresenterà un fattore di instabilità in quei paesi che non hanno le risorse finanziarie o tecniche per risolvere i propri problemi idrici nazionali. Inoltre alcuni stati sono ulteriormente messi sotto pressione dalla propria pesante dipendenza da acque fluviali controllate da paesi con cui hanno problemi di condivisione dell’acqua ancora irrisolti. I paesi in via di sviluppo più ricchi assisteranno ad un aumento dei disagi sociali collegati ai problemi idrici...”

“L’impatto politico futuro della scarsità d’acqua potrebbe essere devastante”, ha detto l’ex Primo Ministro canadese Jean Chrétien. “La questione è semplice: se utilizziamo l’acqua come in passato, non saremo in grado di sostenere l’umanità in futuro”. Chretien ha collaborato alla stesura di un rapporto sulla crisi idrica pubblicato da InterAction Council (IAC), un gruppo di 40 importanti ex leader di governo e capi di stato. L’IAC si è rivolto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite perfarsì che l’acqua venisse riconosciuta come “uno dei problemi maggiori per la sicurezza delle comunità di tutto il mondo”.

IL PICCO
Secondo Lester Brown, a capo dell’Earth Policy Institute di Washington, 18 paesi che rappresentano la metà della popolazione mondiale − compresi Cina, India e USA − stanno in questi anni sfruttando al massimo le proprie falde acquifere. Alcuni di questi, come l’Iraq e lo Yemen, si trovano già in una situazione difficile per quanto riguarda la disponibilità di acqua. Evocando un termine un tempo molto diffuso, “picco del petrolio”, Brown ha fatto riferimento ad un “picco dell’acqua” per sottolineare il fatto che parte dell’acqua utilizzata non viene reintegrata. Da questo punto di vista, infatti, si può dire che il mondo consuma acqua ad una velocità superiore a quella con la quale essa ritorna ad essere disponibile attraverso i cicli naturali.

Cisono tre elementisorprendenti che riguardano la crisi idrica mondiale: il primo elemento è la gravità della situazione, e dunque l’urgenza di intervenire. Il secondo è il numero di ottimi progetti, tecnologie, idee, riforme politiche e iniziative internazionali attualmente disponibili perfar fronte a questo problema.Il terzo, che è poi l’elemento più preoccupante, è quanto poco si sta facendo per affrontare il problema.

QUALI SONO LE CAUSE DELLA CRISI?
Il petrolio rappresenta un fattore rilevante per la crisi dell’acqua e per le sue possibili conseguenze in termini di conflitti. La recente crescita esponenziale del gas di scisto e la massiccia produzione di petrolio contribuiscono alla crisi idrica globale in almeno due modi: in primo luogo a causa della maggiore competizione fra produttori di gas di scisto e contadini per le limitate risorse idriche e, in secondo luogo, a causa del loro impatto sul riscaldamento globale e dei conseguenti effetti sul cambiamento climatico.

Ma la produzione e il consumo di carburante fossile non rappresentano né i soli né i più importanti fattori all’origine della crisi idrica mondiale. Ci sono almeno quattro ulteriori fattori che contribuiscono: la crescita demografica, la ricchezza, il cambiamento climatico e nuovi fattori che fanno aumentare la domanda dell’acqua.

CRESCITA DEMOGRAFICA
Probabilmente il fattore più importante all’origine delle attuali e delle future carenze d’acqua è la crescita demografica. La domanda d’acqua è direttamente collegata al numero di esseri umani presenti sul pianeta. E tale domanda non rappresenta soltanto la quantità d’acqua consumata giornalmente da ognuno dei 7 miliardi di uomini presenti sul pianeta, ma anche le attività in cui essi sono impegnati e che riducono la disponibilità d’acqua o fanno crescere la domanda. Il taglio degli alberi e la rapida desertificazione, ad esempio, riducono la disponibilità d’acqua, mentre l’utilizzo di bioetanolo come carburante per le auto necessita di acqua per la produzione del biocarburante.

I numeri che descrivono la situazione dell’acqua sono sconvolgenti. Già oggi in Pakistan, ad esempio, un terzo dei cittadini non ha accesso all’acqua potabile, ed entro il 2050 la popolazione del paese passerà da 180 milioni a 230 milioni. Le oscillazioni demografiche dovute a migrazioni interne, e causate dalle violenze e dalla guerra contro i Talebani, complicano ulteriormente il problema della carenza d’acqua del paese. Il Pakistan ha riserve d’acqua sufficienti a malapena per 30 giorni, una cifra di molto inferiore ai tre anni consigliati per paesi con un clima simile.

Anche se il Pakistan può essere ritenuto un esempio limite, in molti altri paesi le crisi idriche dovute ad una rapida crescita demografica e agli spostamenti di grandi quantità di persone in seguito a catastrofi provocate dall’uomo o in seguito a intensi fenomeni climatici, stanno diventando sempre più frequenti.

RICCHEZZA
Nonostante la crisi economica, che ha interessato gran parte del mondo a partire dal 2008, i redditi pro capite e il livello dei consumi sono oggi i più alti di sempre nella storia dell’uomo. Le persone più ricche consumano più acqua, dato che il loro reddito disponibile permette stili di vita e diete più ricchi d’acqua. La rapida crescita della classe media in paesi come la Turchia, il Messico, l’Indonesia o la Mongolia porta a consumi d’acqua maggiori. In tutto il mondo il consumo di carne è aumentato, e la produzione di mezzo chilo di carne richiede una quantità d’acqua dieci volte superiore a quella necessaria per la produzione di verdure con proteine e calorie equivalenti. Il professor Brahma Chellaney ha inoltre fatto notare che la pandemia di obesità che interessa oggi il pianeta contribuisce ulteriormente ai nostri problemi idrici. “Il problema non è solo quante bocche abbiamo da sfamare, ma anche quanto grasso corporeo in eccesso è presente sul pianeta”. Il professor Chellaney cita uno studio in cui si dimostra che se ilresto del mondo avesse lo stesso indice di massa corporea medio degli Stati Uniti, ciò equivarrebbe ad un aumento della popolazione mondiale pari ad un miliardo di persone, un fatto questo che metterebbe pesantemente sotto pressione le risorse idriche.

CAMBIAMENTO CLIMATICO
Raccontando la sua recente visita in Siria, l’editorialista del New York Times Tom Friedman ha scritto: “tra il 2006 e il 2011, circa il 60 percento della terra siriana è stata colpita dalla siccità, e con il livello freatico già basso e l’irrigazione fluviale diminuita, la siccità ha spazzato via i mezzi di sostentamento di 800.000 contadini e pastori siriani”.

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale calcola che la disponibilità d’acqua è diminuita del 30 percento nei paesi aridi, in prevalenza a causa dell’impatto dell’emissioni di anidride carbonica prodotte dai combustibili fossili. Le temperature più elevate, il cambiamento della normale frequenza delle precipitazioni e i fenomeni di siccità sempre più frequenti e più lunghi stanno già riducendo la quantità d’acqua presente in laghi, fiumi e torrenti, nonché la quantità d’acqua che penetra nel terreno e reintegra le falde acquifere. E sebbene si tratti di un fenomeno globale, alcuni paesi sono più vulnerabili di altri. Secondo il ministro dell’agricoltura dell’Iran Issa Kalantari, entro i prossimi 30 anni ilsuo paese potrebbe trasformarsi in un luogo inadatto ad ospitare l’uomo, qualora il problema idrico non venisse affrontato. L’Iran non possiede nessun grande bacino idrico e già oggi dipende dall’acqua fossile e dalle importazioni d’acqua. Ma l’Iran non è il solo paese a trovarsi in questa situazione: i frequenti fenomeni siccitosi e ilritiro dei ghiacciai hanno diminuito l’acqua disponibile a La Paz, capitale della Bolivia, mentre il lago Titicaca ha raggiunto i livelli più bassi dal 1949. Il fiume Nilo è sotto pressione e i diritti di sfruttamento delle sue acque sono oggetto di contesa fra l’Egitto e l’Etiopia.

NUOVI FATTORI CHE FANNO CRESCERE LA DOMANDA
Un recente studio della Rice University ha concluso che: “servono 50 galloni d’acqua per coltivare una quantità di mais sufficiente a produrre l’etanolo necessario per percorrere un miglio; in altre parole la produzione di un litro di etanolo ricavato dal mais richiede tra i 350 e 1400 litri d’acqua perl’irrigazione”. In Texas i dissidi in merito all’uso dell’acqua tra i contadini residenti lungo il fiume Brazos e la Dow Chemical sono arrivati fino in tribunale. In sette stati degli USA i produttori di gas discisto sono in competizione con altri utenti a causa della diminuzione dell’acqua disponibile in seguito ad una lunga siccità. A causa delle limitate risorse idriche, la città di Daliuta nella provincia di Shaanxi, in Cina, è teatro di un conflitto fra le miniere di carbone e le necessità della comunità. Il carbone e la produzione di energia elettrica consumano oggi quasi il 20 percento delle risorse idriche cinesi e le Nazioni Unite calcolano che l’80 percento della produzione di carbone in Cina è concentrata in aree in cui le risorse idriche sono messe sotto pressione o sono del tutto insufficienti.

COSA FARE?
Il mondo può fare di più per risolvere la crisi idrica utilizzando le soluzioni tecnologiche già esistenti e investendo maggiormente nella creazione di nuove e migliori tecnologie. Può inoltre fare di più migliorando la gestione delle proprie risorse idriche. Al momento sta facendo molto meno di quanto è necessario e, cosa ancora più preoccupante, sta facendo meno di quanto potrebbe immediatamente fare grazie alle conoscenze, alle tecnologie e agli enti oggi disponibili.

Le ragioni per le quali il mondo sta assistendo passivamente al verificarsi di questa grave crisi senza reagire in maniera più efficace rappresentano un mistero che va risolto al più presto. La realtà del problema è evidente. La necessità di un intervento e di una cooperazione internazionale al fine di evitare carenze d’acqua e conflitti è altrettanto evidente. Sfortunatamente gli incentivi politici che potrebbero portare ad iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica mondiale e dei leader di tutto il mondo, scuotendoli dal loro immobilismo, sono del tutto assenti.

Tutto ciò deve cambiare. La risposta alla crisi idrica mondiale rappresenta probabilmente una delle questioni più urgenti che l’umanità si troverà ad affrontare nel XXI secolo.